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Ecco le pagelle Marco Mazzoli, vincitore annunciato (ma fin troppo agevolato): voto 8 “Io sono iperattivo, vi pare che sprecherò il mio tempo su questa orribile stuoietta?”. Così Marco Mazzoli in uno dei suoi tanti sfoghi contro il programma. Non esattamente un animale da reality, ha sempre sostenuto di esserci stato trascinato dall’amico e collega dello Zoo Paolo Noise, naufrago anche lui ma ritirato per via di un tuttora misterioso malore notturno. La canaglia Mazzoli ha dimostrato di avere, in realtà, un cuore d’oro. Tantissimi i gesti da chierichetto che mai ci saremmo aspettati di vedere da lui. Sempre incline a dileggiare il prossimo tanto quanto ad aiutarlo, sua, per esempio, era stata l’idea di costruire un’alcova tra i cocchi dove Cecchi Paone e il fidanzato Simone si potessero appartare al riparo da sguardi indiscreti. Geniale anche l’idea di mettere su la radio ‘Zzo sei?” per intervistare i naufraghi facendo loro sommessamente notare quanto e come non fossero famosi nemmeno per sbaglio. Unica pecca? Essendo il solo personaggio realmente forte di questa edizione, l’Isola ha finito per diventare un Mazzoli One Man Show: a lui sono andate la maggior parte delle sorprese (quando di Caldonazzo nessuno si è ricordato nemmeno il compleanno) e anche del sostegno in studio con i sodali Noise e Alisei messi lì sostanzialmente a condurre lo show al posto di una gratissima Ilary Blasi. Quando lascerà l’Honduras, lo aspetta l’altare: ha promesso, infatti, di sposare “per bene” la moglie Stefania a cui fino a oggi è legato da un triste rito civile stipulato a Miami di fianco a un anziano che imprecava per contestare una multa. In più, per nebulosa scommessa, deve uno scooter a Paolo Noise. Questa l’epopea di un vincitore annunciato. E anche un filo troppo “agevolato”… Cristina Scuccia scoccia (era meglio quando amava Gesù): voto 4 La perfida Helena Prestes la ha più volte accusata di essere solo un personaggio televisivo che mira alla fama mentendo davanti alle telecamere. E ha riassunto il concetto con l’infelice uscita: “La suora è morta”. In effetti, la ex orsolina Cristina Scuccia dopo 14 anni di convento e una vittoria a The Voice oramai caduta in prescrizione, ha dato l’impressione di fare di tutto per adeguarsi al copione degli autori. Nel corso delle dieci puntate del reality, ha arrancato portando avanti un’unica questione divenuta presto oltremodo ammorbante: la sua (presunta?) relazione con “una persona” che la aspetterebbe a Madrid dove la naufraga si è trasferita dopo l’addio ai voti. Impossibile comprendere le sacre motivazioni per cui le abbia fatto tanta fatica nel giro di cinquanta ore di dirette serali farsi scappare il nome di questa profana anima gemella che, dice, tanto ama. Dopo il rumor lanciato online sulla sua presunta omosessualità, Cristina è salita sul carro arcobaleno stando bene attenta, però, a centellinare le informazioni. Così è nata una Suor Soap dai contorni triti e ritriti. Non ha aiutato, anche, l’eloquio della ex novizia: parla sempre come se stesse litaniando un salmo responsoriale con il ritmo di un anziano parroco di campagna. Avendo sulla carta un personaggio di punta di questa edizione, ci siamo ritrovati davanti, invece, una farsesca e narcotizzante sòla. Non mortale, ma peccato. Pamela Camassa, migliore in campo (perché non frigna, combatte) : voto 9 “La nomino perché è un personaggio troppo forte”, disse Paolo Noise in tempi non sospetti. E, in effetti, nonostante una partenza diesel, Pamela Camassa ha dimostrato di esserlo. Incline a mostrare, allo stesso tempo, sia forza che fragilità, il suo è stato un percorso netto che la ha condotta meritatamente alla finale. Per prima, tra l’altro. Di cattiverie su di lei ne sono state dette tante, specie dal malefico duo portinaio Prestes-Sainato: le hanno dato della showgirl fallita, di una venuta all’Isola per mancanza di alternative professionali (perché loro, invece!). Apprezzabilissimo in Camassa, lo sforzo, non sappiamo se e quanto sofferto, di non ergersi a vittima ma di proseguire mostrando sempre la parte migliore e più determinata di sé. Non si unisce all’esercito delle piangine, grazie al cielo! Fidanzatissima da anni con il suo Filippo Bisciglia, l’Isola le ha portato un certo desiderio di maternità, in precedenza tenuto sotto traccia per agevolare la carriera. Allargheranno la famiglia? Fatti loro. In ogni caso, Pamela Camassa resta un ottimo esempio di come si gioca un reality senza canini forzatamente affilati e pretestuose guerre fratricida. Introspezione, buonsenso e una carica fisica in grado di farle superare anche le prove più toste col sorriso. Notevole pure il sano egoismo mostrato in Semifinale quando ha rifiutato di sottoporsi all’ennesima prova-tortura che Alvin voleva infliggerle anche se, in caso di vittoria, avrebbe garantito a tutta la compagine un lauto pasto a base di supplì e specialità romane. “Tanto fra due giorni torniamo tutti a casa e mangiamo”, ha detto. “Ma non hai paura del giudizio del pubblico a casa di fronte a questa tua scelta?”, le ha chiesto Papi. “No”. Bravissima. Andrea Lo Cicero, un dittatore piccolo piccolo: voto 5- Vuole, non può, ma comanda. L’ex rugbista Andrea Lo Cicero, soprannominato “scherzosamente” Lucifero dagli isolani, è stato un vero incubo per l’intera edizione. Per quanto generatore automatico di dinamiche, perlopiù tossiche e dittatoriali, ha litigato praticamente con tutti, Mazzoli e Caldonazzo in primis. Con il primo ha fatto pace giusto in vista della finale, con la seconda resta ancora ai ferri cortissimi. E poco ci importa. La sportività che ha dimostrato all’interno del reality è stata quella di un raptor pigliatutto, sempre pronto a discriminare chi non fosse abbastanza atletico, abbastanza in bolla o, in via definitiva, abbastanza “Lo Cicero”. Chi si creda di essere non è dato sapere, ma è indubbio che il suo ego gli imponga di vedersi almeno almeno “Papa”. Il boss dei cocchi non ha mai lesinato parole meschine, soprattutto nei confronti della già citata Caldonazzo che si è sentita dare da lui della “soubrette mancata”, della “serpe” e di una che millanta “infortuni” per ottenere più cibo e attenzioni. “Da sportivo, è un atteggiamento che non posso tollerare”, ha epitaffiato. Resta il dubbio su quali atteggiamenti il nostro “reuccio” possa, invece, tollerare. All’infuori dei propri. Finalista senza alcuna ragione plausibile, ma tant’è. Alessandra Drusian, la regina dei decibel non è un’acqua cheta: voto 7+ Il 50 % femminile dei Jalisse, Alessandra Drusian, è arrivato in finale per il rotto della cocco-cuffia. Nonostante ciò, traguardo meritato. In mezzo all’inferno di urla e strepitii in quel dell’Honduras, lei e il marito Fabio Ricci hanno sempre cercato di mantenere un certo savoir faire. Savoir faire che, per le prime otto puntate, li ha fatti passare per amebe iposenzienti, ma che, in fin dei conti, risulta apprezzabile rispetto alla bolgia di improperi e scatti d’ira per futili motivi a cui il resto della compagine naufragata ci ha purtroppo o per fortuna abituati. Come coppia, poi, sono bellissimi: il loro amore zampilla sereno oggi come nel 1997, quando vinsero Sanremo con la leggendaria Fiumi di Parole. Palesemente nel cast per darsi un’ennesima occasione di visibilità nella speranza che Amadeus finalmente li noti, entrambi hanno giocato pulito. E forse solo per questo sono sembrati, nel complesso, sottotono. Drusian, però, non è una pecorella belante. Sa trasformarsi in una vera e propria tigre dai denti a sciabola quando ben sollecitata. Sua acerrima nemica, per esempio, l’insopportabile Helena Prestes, causa delle più importanti sfuriate della cantante: “I miei decibel tu non li hai ancora sentiti tutti”, ha minacciato con un picco di potenza tonale che solo un nibbio transalpino. Se avesse mostrato più spesso questo carisma, avrebbe potuto davvero dare del filo da torcere agli altri naufraghi. Ha preferito il low profile, ma, in un certo senso, resta una regina. Se non altro di bon ton (finché possibile). Luca Vetrone si crede Sansone (ma oltre i capelli c’è di più?): voto 5 Chi è costui? Luca Vetrone, unico Nip di questa edizione, non si è certo distinto per carisma tra i cocchi. Lamentoso allo sfinimento, lo salva solo il fatto di essere a tutti gli effetti bellissimo. Peccato, però, che ne sia fin troppo consapevole. Quando, per una prova coraggio, gli è stato chiesto di rinunciare alla sua lunga chioma, è andato in blackout. Frignando al punto da necessitare in diretta l’intervento di mammà pronta a dargli coraggio dicendogli: “Fallo, sii un eroe!”. Un eroe? Proprio così. Alla fine, il giovane naufrago si è piegato, pur malvolentieri, alla volontà parrucchiera degli autori e ha sacrificato quanto avesse di più caro per il bene comune. Risultato? È rimasto bellissimo, ma ora si vede tragicamente più giovane di quello che è (28 anni compiuti). Sopravvivrà, ne siamo certi. Come sopravvivremo noi pur non avendo compreso chi sia o cosa faccia nella vita. Fortunatamente, è riuscito a rendersi così poco interessante che non ci importa affatto. Concorrente per caso, finalista altrettanto a casaccio. Per lui, dopo l’Honduras, si apre un radioso futuro da influencer. Con ogni probabilità, di lozioni rinvigorenti per bulbi piliferi debolucci. Quest’anno un cast di sole eccellenze, è già stato detto? Bene, lo ribadiamo. Fiore Argento meravigliosa, sfortunata e bistrattata hippie: voto 8.5 Una grande perdita. Fiore Argento era, sulla carta, una delle naufraghe più interessanti dell’edizione. Perennemente su un piano di realtà parallelo, ha dimostrato di possedere una rara estemporaneità che la rende meravigliosa in ogni suo aspetto. Letteralmente antitesi della guerrafondaia sorella Asia, purtroppo ha dovuto ritirarsi dal gioco per via di un infortunio all’alluce del piede. Infortunio, tra l’altro, gestito malissimo dagli autori del reality. L’hanno lasciata due settimane a strisciare ventre a terra dal dolore, impossibilitata a raggiungere la radura predisposta a “bagno” perché troppo lontana. Il duro, e sopra le righe, intervento della già citata sorella Asia non è bastato a convincerla a restare in gara. “Non puoi rinunciare così a un sogno, non te lo permetto”, le ha strillato sia in quel dell’Honduras che per telefono. Intanto, Fiore soffriva dal male al piede, tra l’indifferenza generale. Non un momento altissimo, ma di sicuro non per sua colpa. Sarebbe stato meglio se avesse avuto più fortuna? Sì. Purtroppo, però, non è andata così. E l’accanimento terapeutico di produzione e conduzione nei suoi confronti è stato tra i punti più bassi del reality. Lei diceva e ribadiva di volersene andare, per ragioni più che condivisibili, nessuno le prestava ascolto. The show must go on, certo, ma non è questo il tipo di cattiveria che il pubblico vuole. Inoltre Fiore, così libera, hippie e naif, proprio non la meritava. È stato come veder bistrattare un cucciolo di labrador in diretta senza poter intervenire. Horror. Helena Prestes, la grande villain (copia e incolla): voto 5.5 Il vaso di Pandora. Scoperchiato. Nonostante il suo italiano non sia dei più fluenti, Helena Prestes ce l’ha messa tutta per insultare e ferire qualsiasi naufrago le capitasse a tiro. Centrando sempre l’obiettivo. Nata con l’incredibile dono di far perdere la pazienza anche alla più mite reincarnazione del Buddha, sull’Isola ha passato il tempo a procurare allarmi. Non ha perso occasione per professarsi “vittima del branco”, tentando dunque la strada già percorsa dall’amica Nikita Pelizon, vincitrice dell’ultimo Grande Fratello Vip. L’evidenza dei fatti, però, è sempre stata sotto gli occhi di tutti. Grandissimo animale da reality, Helena ha serpeggiato per l’intera edizione, seminando zizzania a ogni cocco sospinto. Non ha legato con nessuno, all’infuori del presunto (?) fidanzato Carlo che la aspetta in Italia a braccia spalancate e con la certezza di non poter più mostrare le proprie grazie via storie Instagram una volta tornato sotto la di lei giurisdizione. Di Prestes ricorderemo le urla, gli scontri pretestuosi, la ridicola pantomima à-la Sirenetta con cui il compagno le ha donato un anello di fidanzamento sul bagnasciuga honduregno. Ma sopratutto il fatto che, nonostante il ferale impegno applicato quotidianamente, il pubblico la abbia fatta fuori a un passo dalla finale con il 71 % del televoto contro. Ne è valsa la pena? A livello narrativo, sì. Una villain è fondamentale per gli snodi del gioco. Certo, magari la prossima volta se ne potrebbe scegliere una che non sia la completa antitesi della simpatia. E che sappia proferir verbo senza raggiungere i decibel della sirena di un’ambulanza a ogni sghembo fonema Luxuria e Papi, la stakanovista e il reietto: voto 7 Vladimir Luxuria, lo abbiamo detto ma lo ribadiamo, è stata una boccata d’aria fresca in questa mesta edizione. L’unica con più di una parvenza di voglia di lavorare, si è meritatamente mangiata lo studio, solo esercitando con arguzia il proprio ruolo di opinionista. Tante le massime che ha regalato al pubblico, offuscate purtroppo dalle liti fra Ilary Blasi ed Enrico Papi (interscambiabile con l’inviato Alvin). La baruffa ai vertici è stato il segno distintivo di questa Isola più riottosa in quel di Cologno Monzese che in Honduras. Un bello spettacolo? Non proprio. Le dinamiche tra i naufraghi sono passate in terzo, quarto, ultimissimo piano rispetto a quelle tra la ex Letterina e il fu re di Sarabanda. Anche fosse stato tutto scritto e previsto, non un colpo di genio autoriale. Se ne è parlato molto, moltissimo. Ma alla lunga il troppo storpia e l’inimicizia tra il reietto Papi e la perennemente svogliata Blasi ha finito per fagocitare lo show, facendolo regredire a un pugno di infantili scaramucce tra colleghi (per altro, navigati). Ai due opinionisti, nel complesso, diamo 7 come media ponderata: 9 a Vladimir per l’indefesso stakanovismo (meriterebbe davvero una conduzione in solitaria, senza interferenze di sorta) e 5 a Papi, nota stonatissima per condotta ed effettivo contributo allo show. Pazienza, ci vuole pazienza. Purtroppo, però, alla lunga si esaurisce. Alvin, qualcuno chiami l’ENPA (o sedi Ilary Blasi): voto 4.5 Un calvario. L’Isola è sempre stata un vero e proprio Golgota per lo sciagurato inviato Alvin, imprigionato in un ruolo che né sente proprio, né vuole. Schiavo di un incubo, ha provato a ribellarsi in più di un’occasione. Purtroppo, senza successo. Anche qui, non sappiamo se gli alterchi con Ilary Blasi fossero da copione o meno. Certo è che non lo sono sembrati. Lei lo punzecchia come farebbe una bulletta delle superiori con il primo della classe timido e impacciato. Solo che Alvin timido e impacciato non lo è per niente, anzi, ha dimostrato sul campo una riottosità pari forse solo al suo zelo. Costretto a spiegare il regolamento di prove intricatissime e di cui a nessuno interessa davvero qualche cosa, ha finito per risultare un professorino antipatico e petulante, mentre quelli in studio avrebbero voluto solo marinare e far baldoria. Letteralmente un crumiro in pieno sciopero dilagante, non ne è uscito bene, per quanto stesse dalla parte giusta della storia. Ovverosia da quella di chi avrebbe soltanto voluto poter lavorare in santa pace tenendo la barra del programma dritta. Missione fallita, però, contro la caciara imperante. Gli affibbiamo un’insufficienza nella vana (?) speranza che chi di dovere, forse l’ENPA, lo salvi da questa insulsa prigionia e lo impieghi in uno show dove possa essere realmente valorizzato. I nervi a fior di pelle, per quanto comprensibili, non sono mai un bello spettacolo. Peccato. Perché Alvin vale almeno duecento Blasi (e infiniti Papi).
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